Prelievi bancari: guida definitiva per gestire i tuoi soldi in banca

Siamo quasi tutti abituati al concetto di prelievo bancario, realtà che è divenuta tale in modo particolare nella seconda metà del 20° secolo, periodo non casuale, ma corrispondente ad una fase storica in cui gli oramai conosciutissimi sportelli telematici ATM hanno iniziato a diffondersi anche in Italia. I prelievi bancari hanno cambiato “pelle” più volte e l’attuale condizione storica e sociale sta nuovamente incidendo su questa dinamica.

Cosa sono i prelievi bancari?

Il prelievo bancario, termine non completamente “aggiornato” ai tempi attuali, corrisponde ad una operazione telemtica, effettuabile attraverso due strumenti, una tessera specificamente adibita, come una carta conto, una prepagata  o qualsiasi altra forma di strumento simile, ragionevolmente compatibile al sistema adottato dal terminale.

Quest’ultimo è costituito nel funzionamento essenzialmente da due parti, la prima prevede il terminale in se stesso, una forma di “computer” collegato alla rete centrale ed alla banca, che si occupa della funzione di calcolo e gestione delle operazioni, come il calcolo del saldo, la possibilità di effettuare ricariche oppure emettere assegni oltre che ricevere ed inviare bonifici

Oggi spesso i terminali sono utilizzati prevalentemente per erogare prelievi, la parte sicuramente più “inflazionata” e che ha portato ad una graduale dismissione di questi strumenti rispetto al passato.

Ciò è dovuto in modo particolare ad una forma generalizzata della diffusione dell’home banking, ossia tutte le operazioni che possono venire effettuate senza l’ausilio di una banca fisica, ma anche attraverso lo smartphone o il computer.

I prelievi quindi risultano essere nella maggior parte dei casi l’unica o la principale operazione che viene richiesta dai titolari, non solo dei conto correnti bancari ma più in generale da qualsiasi forma di titolare di carta di debito/prepagata di avere a disposizione denaro liquido.

Per molti correntisti infatti è essenziale avere a disposizione questo servizio in maniera diffusa e continua, magari a prezzi accessibili. I prelievi bancari costituiscono quindi una importante forma di entrata economica da parte delle banche e degli stessi intermediari che permettono l’utilizzo del servizio

Quanto costa un prelievo in banca?

Proprio i costi rappresentano, come prevedibile, un’importante fattore in tal senso, al punto che alcune unità come lo stesso consorzio Bancomat da alcuni anni hanno fatto richiesta di modificare il fattore costi di commissione, in quanto, data la minor presenza degli ATM, questa non sarebbe più così vantaggiosa per la maggior parte degli istituti di credito.

Con la diffusione dei conti a 0 euro, oltre che le numerose forme di carte non collegate in alcun modo a conti vari (come Postepay), il costo di commissione è determinato dagli accordi con il cliente. Nella maggior parte dei casi, indifferentemente dalla struttura bancaria di emissione, il costo di un prelievo è solitamente azzerato se l’operazione viene effettuata presso uno sportello appartenente al gruppo della medesima banca, in tutti gli altri casi è concepita una commissione, che in genere non può essere superiore del 0,2% del valore del prelievo in relazione ai costi interbancari nel caso delle carte di debito e una commissione dello 0,3% della cifra della transazione nel caso delle carte di credito. In buona sostanza, quando si preleva da banca X utilizzando una tessera bancaria Y viene corrisposto un costo di commissione, che in genere si aggira tra i 49 centesimi ed i 2 euro.

I costi comunque sono regolamentati dalle singole banche, e con la diffusione di istituti di credito che non fanno uso di filiali, spesso sono offerti dei prelievi totalmente gratuiti a seconda del numero di operazioni all’anno, in maniera generalizzata su tutti gli ATM. Altri invece mantengono un costo di commissione legato al concetto di quantità di importo, ed è proprio il concetto legato alla commissione interbancaria il fattore che sarà ripreso in futuro, in virtù dei sempre più diffusi pagamenti elettronici e con il prevedibile utilizzo “minore” degli ATM.

L’Antitrust ha recentemente bocciato la proposta di Bancomat SpA, che ha fatto richiesta di abrogare le attuali tariffe, conferendo invece alle singole banche la possibilità di “fare i prezzi”, condizione che non è stata considerata “giusta” ed attuabile in senso lato anche perhè in questo modo le piccole banche avrebbero potuto facilmente essere svantaggiate da quelle più influenti, imponendo prezzi propri.

Cosa significa prelevare allo sportello?

Prelevare allo sportello come detto costituisce la normalità assoluta, una forma di dinamica che viene mantenuta da una larga fetta della popolazione italiana, generalmente più restia ad adattarsi alle novità tecnologiche in poco tempo.

Quest’azione, che continuerà ad essere molto comune in futuro, rappresenta una forma di “problema” in quanto i contanti in linea generale sono molto meno tracciabili rispetto ai pagamenti elettronici che invece sono “trasparenti” e quindi avallati ed incentivati dallo stato, che per questo motivo apporta dei limiti legati all’uso del contante, ed anche se dal 1° gennaio 2023 il limite è passato da 2000 a 5000 euro, resta quello legato all’importo di contante prelevabile senza che possano scattare i controlli da parte dell’UIF, l’unità contrastare le attività illecite di riciclaggio del denaro “sporco“ e di altre operazioni illecite con l’uso del contante.

Questo limite, concepito per tutte le banche in maniera indistinta, è di 10 mila euro su base mensile. Ciò significa che importi maggiori prelevati in un arco di tempo di questo tipo scaturiscono in controlli da parte dell’UIF, che può fare richiesta alla banca per controllare le movimentazioni e quindi anche i prelievi, oltre ad una richiesta presso l’Agenzia delle Entrate anche sui versamenti o sui bonifici ricevuti (e non anche sui prelievi eseguiti, per i quali riceve segnalazione dalle UIF).

Cosa significa prelevamento Europay su ATM?

La situazione per quanto riguarda il prelievo di contanti al di fuori dei confini nazionali è invece sensibilmente differente, in quanto molto cambia dalle regolamentazioni del paese di riferimento. In tal senso vanno tenuti conto fattori come il paese in questione e il tipo di circuito di prelievo utilizzato.

Per quanto riguarda i paesi che fanno parte dell’Area Sepa (prevalentemente europei), la situazione è maggiormente regolamentata rispetto a quelli extra europei: i Paesi extra SEPA comporta invece dei costi aggiuntivi per ogni prelievo che oscillano tra i 2,5€ e i 5€. Bisogna aggiungere anche una maggiorazione legata al cambio di valuta che si aggira intorno al 2%.

E’ sempre una buona idea informarsi preventivamente in merito alle condizioni dei paesi, che regolamentano in modo anche particolarmente stringente questi costi, determinti anche dal tasso di cambio che possono essere anche particolarmente svantaggiosi.

Esistono anche carte conto o prepagate particolarente indicate ai prelievi esteri, in quanto hanno tariffe e costi “bloccati” entro una certa soglia (un esempio pratico è costituito da Revolut).

Prelievi bancari: come difendersi dalle truffe

Resta molto importante la tematica truffe legate ai prelievi bancari anche in virtù delle abitudini degli italiani, come detto, legate maggiormente all’uso del contante. Anche per questo motivo sono in molti a “spingere” sull’uso dei pagamenti elettronici, considerati anche per questo motivo più sicuri.

Le truffe legate ai furti di dati o di contante allo sportello sono ancora piuttosto frequenti e possono fare ricorso all’inganno della vittima oppure ad una forma di manomissione del terminale.

I primi costituiscono i raggiri che solitamente richiedono 2 complici per operare: una delle più diffuse forme di truffa durante i prelievi fa uso di fonti di distrazione, come ad esempio una banconota poggiata in terra, che viene utilizzata per l’appunto per distrarre e mandare in confusione la vittima nel momento esatto in cui sta prelevando. Altre forme sono più semplici e prevedono il semplice “spiare” la vittima posizionandosi alle spalle.

Esistono anche altre forme di truffa, che invece fanno ricorso alla manomissione delle fessure adibite all’erogazione della tessera o del denaro. In tal senso è molto conosciuto il sistema di bloccaggio del denaro attraverso una lastra che blocca le banconote in uscita. Il lebanese loop invece dispone l’utilizzo di uno strumento elettronico capace di “leggere” e rubare le informazioni presenti sulla carta, così da poterla poi clonare in periodi successivi.

Altre forme di raggiro sono più sottili e prevedono il furto di dati come il PIN direttamente attraverso piccole telecamere presenti, adeguatamente posizionate preventivamente nei pressi della tastiera, che può essere anche questa essere stata manonessa oppure sovrapposta da una tastiera “finta” , disposta alla cattura del pin.

In tutti i casi nella maggior parte delle situazioni è sufficiente fare attenzione ai luoghi abituali di prelievo, a partire dalla porta di entrata che può essere stata manomessa, fino a qualsiasi forma di fessura o presenza “diversa” rispetto al solito.

E’ anche una buona idea “guardarsi bene attorno” quando stiamo per prelevare, come tra l’altro consigliato dalla maggior parte delle banche stesse.

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