Se soffro di colite posso mangiare finocchio? Il parere della scienza

Il finocchio, quello coltivato, si può trovare tutto l’anno nei supermercati, ma la sua stagione è sicuramente quella fredda, invernale. Di questo fantastico ortaggio dall’intenso ed inconfondibile profumo, si consuma la grossa guaina bianca che viene chiamata grumolo e che si sviluppa alla base della pianta: essa per essere buona, deve essere carnosa, soda e ben compatta con le foglioline fresche.

Come si può conservare il finocchio?

Il finocchio, se viene conservato al fresco in sacchetti con dei piccoli fori, può essere tranquillamente mangiato dopo una decina di giorni senza il rischio che possa perdere il suo sapore incantevole ma si può anche congelare dopo averlo tagliato a spicchi e averlo sbollentato per bene.

Mangiato crudo aiuta diuresi e digestione: ecco come.

Grazie all’abbondante contenuto di acqua e di sali minerali, in modo particolare grazie al contenuto di potassio, il finocchio crudo risulta più rinfrescante, depurativo e diuretico e pare anche che sia davvero utile contro i gonfiori che sono legati alla sindrome premestruale.

La presenza dell’anetolo, essenziale olio che conferisce il tipico sapore, lo rende un digestivo ottimo specialmente se sgranocchiato alla fine di un pasto impegnativo. Ma non è finita qui perché il finocchio, se cotto, diventa invece un perfetto sedativo e lenitivo ideale per spegnere le infiammazioni dell’apparato digerente come gastriti, coliti e reflusso gastroesofageo; un’altra alternativa potrebbe anche essere la cottura al vapore associata ad esempio ad una porzione di risotto.

Il finocchio è particolarmente indicato alle donne in fase di allattamento in quanto è famoso per la facilitazione della montata lattea, che avviene grazie alla cottura dello stesso. Un’altra cosa importante da sottolineare è che è caratterizzato da una potente azione lassativa senza il rischio di irritazione delle pareti del colon in quanto la cottura riesce a trasformare e ridurre le fibre presenti rendendo gli zuccheri più disponibili, che vanno a nutrire la flora intestinale.